30 giugno 2023

Da dove vengo. L'infanzia

 Alle scuole medie la cosa non cambiò molto ero sempre timido e tendevo ad isolarmi, studiavo quasi sempre da solo nel salotto di casa con il tavolo davanti alla finestra, quella finestra da dove io fuggivo via con la mente, scappavo fuori ed entravo in una dimensione tutta mia, un mio mondo dove lì stavo bene fino a quando un urlo improvvisamente mi riportava alla realtà, quell'urlo era: " SI MANGIAAAA". Era mia mamma che urlava per chiamarmi, visto che il salotto era al piano superiore e la cucina al piano terra. Io questa disposizione fatico ancora oggi a capirne il senso, però così era. Mia mamma Marlene, all'anagrafe Marlena perché a quel tempo (gennaio 1939) i nomi derivati dal tedesco erano vietati. Anche qui vi lascio immaginare il perché. Mia mamma non parlava, lei urlava. Era il suo modo non era cattiva ma si voleva imporre con gli urli e molte volte, spesso, quasi sempre otteneva l'effetto contrario. Forse avendo rischiato di perdermi appena nato in lei era nata una sorta di intento di protezione nei miei confronti che spesso sfiorava la soffocazione. Insomma un bel rapporto di Amore e odio che mi ha accompagnato per tutta l'adolescenza. Vi domanderete voi, e tuo babbo? Mio babbo Sergio era il mio idolo, buono pacato, anche quando doveva sgridarmi per qualcosa lo faceva sempre con garbo e rispetto. Peccato che lui macchinista in ferrovia guidava i treni e a casa c'era a turni e spesso i suoi turni non combaciavano con i miei e lo vedevo talmente poco che sembrava più uno zio che un babbo. Tornando alla scuola, purtroppo con quelle fughe mentali dalla finestra i risultati non erano buoni ed inoltre oltre ai compagni che mi deridevano e facevano in modo che io mi isolassi sempre di più per proteggermi, ho avuto anche la sfiga di trovare i prof vecchia maniera severi, austeri e convinti di cambiarti con le buone o con le cattive, una su tutte la prof di italiano una vecchia in odore di pensione che a confronto la signorina rottermeier di heidi era la fata turchina. Provò qualsiasi umiliazione per cercare di tirarmi fuori qualcosa infine fallendo miseramente tutti i suoi tentativi non le rimase che l'ultima cosa, la più vigliacca, la peggiore che si possa fare a un bambino di 12 anni, bocciarlo.

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