02 maggio 2024

Da dove vengo - Dalla storia al futuro

Ci sono voluti diversi anni a me, Stefania e anche Irene a metabolizzare la nascita di Matteo e tutto ciò che ha comportato. Forse non ci siamo ancora riusciti del tutto. Però la vita scorre va avanti veloce e quindi inevitabilmente le nostre forze e i nostri pensieri sono dirottati verso i figli, con i loro bisogni, aspettative e desideri. Però, tranquilli, non vi annoierò con la nostra vita familiare, lungi da me di farlo. Questo blog è nato soprattutto per rispondere a tre domande. La prima, chi sono, ho risposto brevemente, la seconda ci è voluto un po di più ma con questo post posso dire di essere riuscito a farvi capire da dove vengo. Adesso siamo ad un bivio dove lascio la strada conosciuta e devo imboccare una strada nuova mai vista completamente ingnaro di quello che mi aspetta, ma solo questa strada c'è, e devo percorrerla per forza, non posso fermarmi adesso. Fino ad oggi i post seguivano una cadenza quasi mensile per cercare di raccontarvi una storia che era già scritta, adesso non sarà più così perchè le storie che deciderò di condividere con voi non sono ancora state scritte. Se volete rimanere con me, andremo insieme a scoprire la risposta all'ultima domanda che rimane, dove stò andando. Siamo passi siamo storie e per quanto assurda e complessa ci sembri questa è la strada della vita. Non vi ricordano qualcosa queste parole? (che sia benedetta link dai miei post 012)

30 marzo 2024

Da dove vengo - Il Film che non avrei mai voluto vedere

Gli anni passano, per noi ma anche per Irene. Stefania ottiene dal lavoro la possibilità di cambiare il contratto con un part time, così da avere più tempo per la casa e tutto il resto. La routine quotidiana non ci annoia, anzi, ci stiamo abituando alla sicurezza che si prova a navigare in un mare calmo. Però senza accorgene all'orizzonte si stavano formando nubi nere e minacciose. Se fino a qui questo blog vi ha annoiato e fatto sbadigliare, tenetevi forte che adesso viene il bello, anzi il brutto. Siamo arrivati alla fine di luglio del 2009, stavamo pianificando le vacanze estive quando un fulmine a ciel sereno esplode nella nostra vita. Stefania scopre di essere di nuovo in attesa di un bambino. Irene aveva 7 anni, stavamo iniziando ad apprezzare la sua piccola autonomia che per noi voleva dire tornare a vivere. Questa notizia inattesa e sicuramente non cercata ci stava un po' destabilizzando. Penserete voi:- e che tragedia sarà mai, la venuta di un bambino è sempre una gioia. Vero, anzi verissimo ed infatti ci stavamo abituando all'idea e più passava il tempo ce ne facevamo una ragione. Ma le nubi tempestose di cui vi ho parlato prima, non si riferivano all'evento in se stesso ma a quello che ci aspettava. Ad un test di controllo del terzo mese, Stefania viene trovata positiva alla toxoplasmosi, una malattia che se presa in gravidanza è pericolosa per il feto. Dai calcoli medici risultava che la positività fosse proprio a cavallo fra prima e l'inizio della gravidanza. Border Line come dicono i medici. E quindi siamo presi in cura dal reparto malattie infettive dell'ospedale di Careggi a Firenze. Nel dubbio i medici decidono di curare la toxoplasmosi con gli antibiotici che curavano Stefania ma danneggiavano la placenta tanto che al feto arrivava poco nutrimento, inizia così un calvario che ci porta ogni due settimane al controllo nel reparto gravidanze a rischio di careggi. Tutte le volte c'era una notizia negativa. Prima cresceva pochissimo, poi risultavano le ossa lunghe (femori e braccia) molto più corte del dovuto e quindi si prospettavano malattie genetiche tipo l'acondroplasia (nanismo in parole povere) siamo passati da vari specialisti del settore e tutti vedevano qualcosa che non andava e ci mettevano al corrente con tutta sincerità delle possibilità che il bambino potesse nascere con seri problemi, ma che comunque erano solo ipotesi e non c'era niente di certo. Ogni volta i medici si prendevano cura di noi anche sotto l'aspetto psicologico perchè sinceramente non era facile andare a quei controlli e scoprire che ogni volta era sempre peggio. Finchè arrivati al controllo del 23 dicembre 2009 e dopo l'ennesima diagnosi negativa i medici ci hanno messo davanti ad una terribile decisione. Il 29 dicembre era l'ultimo giorno utile per poter abortire legalmente in Italia e quindi in quella settimana dovevamo decidere cosa fare. Era il 23 dicembre immaginatevi voi, ma sicuramente non potete, il Natale che abbiamo passato. Da una parte c'era Irene che meritava un po di serenità anche se questa cosa ha fatto soffrire un po anche lei, e penso che il carattere silenzioso, introverso e solitario che ha adesso sia in gran parte dovuto a questo periodo. Dall'altra parte c'era questa scadenza che si avvicinava. Le persone vicine erano divise chi per una cosa chi per l'altra e quindi non erano per niente di aiuto. Qualche giorno prima della decisione Io e Stefania ci siamo un po' isolati o perlomeno abbiamo cercato di non ascoltare nessuno e guardarci dentro fra di noi fino a quando ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto:- chissenefrega come è, andiamo fino in fondo e che Dio ce la mandi buona. Ci siamo abbracciati e siamo andati al controllo sicuri di quello che volevamo fare. Tutta questa sicurezza però è durata poco, dopo alcuni mesi dove dai controlli non veniva niente di buono al 28 marzo 2010 a otto mesi, la pochissima crescita che faceva si era proprio fermata. Rispetto ai dieci giorni precedenti risultava crescita zero e quindi il dottore decise che era arrivato il momento di tirarlo fuori. Ricovero d'urgenza e poi il 30 marzo 2010 prematuro di un mese con taglio cesareo è nato Matteo. Io ero fuori dalla sala operatoria e ricordo che a turno i medici, gli ecografi e infermieri del reparto gravidanze a rischio sono venuti a vedere il piccolo, forse spinti dalla curiosità o forse pronti a occuparsi di noi, non lo so. Cari lettori, non vi siete accorti di niente? No? Vi do un piccolo aiutino, guardate un po' la data di pubblicazione di questo post. Secondo voi è un caso che questo post sia stato pubblicato proprio oggi? No, non lo è. Adesso immagino che volete conoscere il finale di questa storia. Ebbene si, le nostre preghiere sono state ascoltate, il 30 marzo 2010 è nato uno scricciolo di 1,6kg lungo 42cm ma quello che conta è che è SANO sotto tutti i punti di vista. A distanza di tempo ho creato un breve film di questa storia per ringraziare tutte le persone che abbiamo incontrato, professori, medici, ecografi, infermieri, qualcuno ancora lì in attività che con passione e competenza porta avanti il suo lavoro, ma sopratutto abbiamo trovato tanta umanità che ci ha dato la forza di affrontare tutto questo. Vi consiglio di guardarlo questo film clikkando sul titolo sotto. Io sinceramente, questo era il film che non avrei mai voluto vedere. Guarda il Film:---> Maledette complicazioni

02 marzo 2024

Da dove vengo - La notizia tanto attesa

Passavano giorni, settimane, mesi e anni, la vita scorreva tranquilla. ormai sembrava già lontano quel 7 settembre 1996 (da dove vengo 7 settembre 1996.htm). Da qualche tempo avevamo un progetto in mente, qualcosa che ravvivasse il tram tram quotidiano che si stava creando, purtroppo per completare il progetto aspettavamo una notizia che però tardava ad arrivare. Poi finalmente è arrivata la Notizia tanto attesa. Si, avrete già capito di cosa si tratta, aspettavamo un figlio, che poi dopo i canonici nove mesi e 10 giorni, precisamente il 10 settembre 2002 nasceva Irene, che per poco non coincideva con il nostro anniversario. Allora cari lettori vi dico che se noi pensavamo che la nascita di un figlio ravvivasse il nostro tram tram quotidiano, ci sbagliavamo di grosso, proprio così, non ce lo ha ravvivato ce lo ha proprio rivoluzionato. Un esplosione, un fulmine a ciel sereno, da quel giorno nulla sarà come prima. Siamo passati dalla depressione post parto alle marce militari notturne per cercare di addormentarla. Vomito, diarrea, coliche, febbre, convulsioni ed il lavoro che andava a puttane, ma! La gioia e l'allegria che ha portato con la sua innocenza ci ripaga di tutto. Tutto girava intorno a lei, era la regina della casa, era il centro dei nostri pensieri anche quando eravamo distanti. Amor che nulla hai dato al mondo Quando il tuo sguardo arriverà Sarà il dolore di un crescendo Sarà come vedersi dentro. Ogni tanto (link dai miei post 010)

19 dicembre 2023

Da dove vengo - piccola insignificante famiglia

La cerimonia, il viaggio di nozze a NewYork, Miami, Haiti, tutto avvenne così in fretta che non ebbi tempo per pensare. Al ritorno impiegai alcuni giorni a metabolizzare tutto. Poi con il passare dei giorni mi accorsi che non dormivo più bene come prima, facevo fatica ad addormentarmi con mille pensieri, domande, sensazioni e emozioni che frullavano vorticosamente nella mia testa senza che io riuscissi a capirne il significato o la causa. Poi come in una giornata nebbiosa, le nubi si diradarono e le cose iniziarono ad essere più chiare. Fu allora che guardandomi intorno vidi una casa e una moglie che stavano lì davanti a me come fossero in una bolla di sapone ed avevo la sensazione che se avessi fatto qualcosa di sbagliato si sarebbe dissolto tutto nel nulla. Questi pensieri nei primi mesi mi inquietavano un po'. I giorni passavano in fretta e l'amore fra noi era sempre più forte e maturo, le nostre giornate erano intense e felici anche se il lavoro ci teneva distanti. Lei mi dava sicurezza come una roccia in un mare in tempesta ed io contribuivo al buon umore della nostra piccola insignificante famiglia. Ci siamo divertiti, abbiamo viaggiato, abbiamo riso e pianto, tutto era bello insieme. I pensieri erano lì da una parte ma facevano meno paura. Pensando alle volte che mi sentivo sfigato e alzavo gli occhi al cielo avanzando richieste e domande, ho capito che la mia piccola insignificante famiglia era la risposta. Grazie mille. (link dai miei post 009)

10 novembre 2023

Da dove vengo - 7 settembre 1996

Ci eravamo lasciati all'estate del 1987 dove, finalmente, una ragazza si era accorta di me, una che aveva saputo vedere oltre. Penserete voi ma perchè nel titolo compare la data del 7 settembre 1996, ci arriveremo, ma andiamo per ordine. Intanto dall'estate i giorni e i mesi corrono, lei abitava a 20 km da me, io ero diventato un pendolare nei weekend ma era la cosa che più mi faceva felice. Tutta la settimana pensavo a lei e non vedevo l'ora di percorrere quei 20 km per rivederla e portarla da qualche parte. Qualunque posto per lei andava bene era contenta solo di muoversi da casa, in una parola eravamo felici. Arriva il Natale e lei sapendo che mi piaceva la musica mi regala l'LP degli Eagles, Hotel California che a me piaceva molto, una canzone bellissima che naturalmente la potete ascoltare nel menu a destra al link 008. La nostra storia correva via come in un film, gli anni passavano spensierati, storie buffe che ci succedevano nello stare insieme di tutti i giorni, brevi vacanze insieme, ma che fatica convincere i genitori a lasciarci andare, passeggiate e gite che ci regalavano sempre un occasione per ricordarle con allegria. Era bello, bellissimo, tanto che ogni volta che percorrevo quei 20 km per tornare, cresceva in me la convinzione che il porto sicuro che era la mia casa con i genitori, iniziasse a starmi stretto. Fu così che insieme decidemmo di spiccare il volo, di prendersi per mano e fare il grande salto e ci siamo sposati. Precisamente il 7 settembre 1996.

11 ottobre 2023

Da dove vengo - e poi all'improvviso

Finita la lunga parentesi del militare mi ritrovai a pensare a cosa volevo fare o essere da grande. In questo blog non mi interessa farvi sapere la strada che ho scelto o menate varie, per questo, se vi interessa, c'è il sito del mio lavoro; bancolupi.it dove nella sezione storia trovate la sintesi perfetta di quella che fu la mia scelta. In questo blog personale mi preme scrivere di me. In quegli anni mi accorsi che le cazzate con gli amici erano meno spontanee, più ragionate e poi le discussioni all'angolo spaziavano dalla politica, lo sport, la musica, lo spettacolo ma con informazioni e approfondimenti molto più precisi e meno banali. A questo punto urge una spiegazione, vi vedo disorientati, so che volete farmi la domanda ma vi peritate, ebbene si so che mi volete chiedere: ma cos'è l'angolo? ora ve lo spiego. Le compagnie di amici avevano un punto di ritrovo che di solito era un bar, un circolo, un locale, noi avevamo l'angolo. era un piazzaletto esterno di una banca che era su un incrocio fra due strade e noi lo chiamavamo angolo, tutto qua. Insomma senza neanche accorgersene stavamo maturando. Alcuni di noi iniziarono a far conoscere le ragazze a casa altri si vedevano meno perchè impegnati sentimentalmente e a me iniziava a frullare in testa una domanda: ma quanto durerà sta sfiga per me? Poi in una calda sera d'estate alcuni decisero di andare in una discoteca all'aperto, io ero contrario perchè era un po' lontana, ma mi ci portarono quasi a forza. Il posto era carino e la musica gradevole, poi sentii fare una battuta scema da un amico che avevo accanto rivolta ad un gruppo di ragazze davanti a noi, loro con la musica, non sentirono, tranne una che incuriosita si voltò e mi guardò credendo che fossi stato io. E poi all'improvviso ci trovammo seduti con un drink a parlare del più e del meno, la musica il rumore delle persone erano un leggero sottofondo, eravamo io e lei. Io che parlavo come mai avrei pensato, come se quello che dicessi e facessi non fosse mio ma dettato da chissa chi. Lei che ebbe il pregio di non fermarsi, come facevano tutte, alla prima impressione. Ebbene si, quella sera d'estate del 1987 la mia vita prese una svolta decisa, incontrai quello che da lì in poi sarà il mio Amore. Vi metto una traduzione di una canzone di Savage Garden che si intitola I knew I loved you (sapevo di amarti) che meglio descrive le sensazioni del nostro incontro. Vi consiglio di ascoltarla dal link 007 nel menu, link dai miei post, alla vostra destra. "Nei tuoi occhi, vedo il mio futuro in un istante Sapevo di amarti prima di incontrarti Penso di averti sognato nella vita Ho aspettato tutta la mia vita Semplicemente non c'è né rima né motivo Solo il senso di completamento Vedo i pezzi mancanti che sto cercando Penso di aver trovato la strada di casa Sono completo ora che ti ho trovato Sapevo di amarti prima di incontrarti".

07 settembre 2023

Da dove vengo, l'uomo del Nembo

Adesso vi faccio un excursus del mio servizio di leva obbligatoria. Arrivato a Pesaro in pieno inverno con temperatura vicino allo zero, si viene incolonnati ci danno 2 divise ed in breve tempo dobbiamo imparare a farci il letto a cubo organizzarsi l'armadietto e poi le giornate erano; sveglia alle sei adunata davanti la compagnia dove dovevi avere barba, capelli e divisa a posto pena punizioni. poi alza bandiera e colazione, alle otto inizia l'addrestamento. Impari a marciare in fila ed in colonna poi ti danno il fucile (vecchio garand americano della seconda guerra mondiale) impari a marciare con il fucile lo devi saper smontare e pulire velocemente e poi ancora marce, marce e marce per trenta giorni a quel punto sei pronto per il giuramento, una festa dove marci (tanto per cambiare) e poi dopo il discorso del colonnello e del generale alla fatidica domanda: «lo giurate voi?» si urla «lo giuro» alzando la mano. Al giuramento possono partecipare come pubblico parenti e amici e dopo il giuramento avevamo la giornata libera per stare con i nostri parenti. Poi le marce sono finite e dopo qualche girono ti arriva la destinazione per andare al corpo. La mia destinazione è stata Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia. (alla faccia del conoscente ufficiale dei carabinieri che avevano contattato i miei genitori). Anche in questo caso partii da Pesaro in treno e mi presentai alla caserma a Gradisca dove venni registrato, inquadrato e avviato a quello che doveva essere il mio compito fino alla fine del militare. Il caso volle che nell'ufficio di compagnia, dove devono stare due persone, uno era andato in licenza e poi si era ammalato e non più tornato e quindi l'unica persona rimasta si faceva un mazzo tanto (non è toscano perchè sarebbe stato volgare ma il significato è quello) e quando vide i miei dati dove c'era scritto diploma triennale di commercio mi chiede: «ma tu sai scrivere a macchina?» io senza neanche rendermene conto rispondo di si e lui mi dice, preparando in tutta fretta la macchina da scrivere che era lì da una parte nell'ufficio: «fammi un po vedere» io mi siedo davanti alla macchina e come si faceva a scuola metto tutte e due le mani sulla macchina pronto per scrivere qualcosa a quel punto il soldato dell'ufficio mi strappa il foglio dalla macchina da scrivere e mi dice: «perfetto, non so che incarico ti hanno assegnato ma tu da oggi sei qui con me in ufficio». Quell'ufficio di compagnia, in caserma, si chiama fureria e quindi ero diventato il furiere del 183°battaglione fanteria Nembo in Gradisca d'Isonzo. Che culo! penserete voi (questo si è toscano) invece il compagno di ufficio che era più anziano di me (militarmente parlando) cioè che si sarebbe congedato prima di me e quindi mi faceva fare tutto a me senza neanche darmi spiegazioni, con non poche difficoltà ho dovuto imparare a organizzare l'ufficio a registrare i nuovi arrivati insomma adesso ero io che mi facevo un mazzo tanto e quando il telefono squillava ed era il capitano che ti chiamava per qualcosa dovevi essere già nel suo ufficio appena riagganciato il telefono. Il furire era un po' il tramite fra i soldati di compagnia ed il comando dove si decidevano i servizi, le guardie e le licenze che per regola, lì a gradisca, erano ogni 45 giorni, ma se venivi punito anche per una piccolezza saltavi la licenza. ho conosciuto ragazzi del nord del centro e del sud ho preso confidenza un po con tutti cercando di essere leale con tutti allo stesso modo, e questo, sommato al mio carattere ha fatto in modo che ottenessi un minimo di rispetto e diventassi un punto di riferimento della compagnia. Ho visto un ragazzo che timidamente in disparte mi chiedeva di leggergli la lettera della sua ragazza perchè lui non sapeva leggere bene, altri mi dicevano di stare male perchè erano più di 3 mesi che non andavano a casa e io cercavo di fargli avere una licenzina. Poi una nota sul mio capitano, si chiamava Ercole Di Bilio appena lo conobbi era duro con lo sguardo fiero ti intimoriva solo a vederlo però poi conoscendolo e sopratutto lavorando come chiedeva lui ( e non chiedeva poco) scoprivi il suo lato umano che non ti aspetti, scoprivi che tutto quello che faceva anche punire i ragazzi per varie cose era per farli crescere perchè i suoi soldati per lui erno come figli. Di questo me ne accorsi quando un giorno mi chiama al telefono e mi dice di andare in ufficio da lui, appena arrivato, solo il tempo di salutarlo con l'attenti e lui mi dice: «Lupi cosa devo fare io con te?» a quel punto io sbiancai e diventai piccolo piccolo con un filo di voce dissi: «perchè?» E lui mi disse: «Ho qui una lettera di un certo ufficiale dei carabinieri in toscana dove mi chiede di fare qualcosa per poterti avvicinare a casa, io tutto quello che posso fare con i contatti che ho, è mandarti a Treviso, dimmi te». (anvedi, si era svegliato il carabiniere). Treviso non era male quasi 2 ore di treno in meno per andare a firenze e poi città più grande e comoda come linee ferroviarie. Però pensai anche a tutti i ragazzi che conoscevo alla compagnia alle loro storie pensai che lasciare tutto quello che avevo creato, per avvicinarmi due ora a casa forse non valeva la pena, e così risposi abbastanza sicuro: «Capitano qui mi sono ambientato mi trovo bene Treviso o Gradisca non c'è una grande differenza preferisco rimanere qui» a questa risposta vidi gli occhi del capitano illuminarsi di gioia e poi subito si asserì e mi disse con tono di comando: «va bene, adesso vai a lavorare» Io salutai e mentre tornavo in ufficio ero felice perchè avevo colpito nel segno, infatti da quel giorno il mio rapporto con il capitano cambiò in meglio, lui iniziò più a fidarsi di me e di quello che riferivo sulla compagnia, con la dovuta cautela potevo influire sul concedere una licenza anche a chi era un po' indisciplinato, e quindi tutto contribuì ancor più a farmi guadagnare fiducia. Fino ad arrivare a quel giorno che non dimenticherò mai. Era una domenica mattina, in caserma la domenica i lavori finiscono alle nove del mattino e poi c'è libera uscita, anch'io stavo mettendo a posto un po' di cose in ufficio e poi sarei andato a fare un giro fuori, la compagnia era semivuota entra in ufficio un ragazzo che io conoscevo bene, non avevo molta confidenza con lui ma conoscevo bene perchè era il tipo che odiava le imposizioni e la disiplina, era indisponente con tutti e quindi proprio la vita militare lo faceva stare male. Era quasi sempre punito e quindi io ricordo di non averlo mai visto andare in licenza, era romano e appena entrò mi disse: «a furiè io voglio andare via» io gli dissi che doveva un pochino impegnarsi altrimenti non potevo fare niente ma lui ribattè: «no non hai capito io voglio andare via per sempre non ce la faccio più a stare qui» Io gli dissi che bene o male dovevamo passare quell'anno e quindi prima ce ne facevamo una ragione meglio passava. Lui mi disse: «io non ce la faccio più mi taglio le vene» a quel punto io gli dissi di non dire cazzate anzi gli dissi che finivo le ultime cose e poi si andava a bere una birra insieme. Lui disse: «va be» e se ne andò. Passarono cinque minuti e iniziai a sentire urla disperate dalla compagnia botte violente gente che scappava urlando, io corro subito verso la camerata del ragazzo che era venuto prima da me e infatti era lui che in un lago si sangue batteva la testa nell'armadietto io non ci pensai due volte lo presi e lo immobilizzai, arrivò il tenente di servizio e poco dopo l'ambulanza che lo portò via. Eh si, aveva cercato di tagliarsi le vene sul serio, e ci era quasi riuscito. Questo per far capire a chi non lo sa, perchè ormai da anni il servizio militare non è più obbligatorio, che quell'anno di militare per me ha significato una svolta nella mia vita, un evento che mi ha fatto crescere sotto tanti punti di vista e che ancora oggi mi sento un uomo del Nembo.

06 agosto 2023

Da dove vengo. Per quello che ho da fare, faccio il militare

Il titolo di questo post riprende una canzone di Vasco Rossi. Non so se succede anche a voi ma alcuni momenti della mia vita spesso sono legati a canzoni. Mi è venuta una nuova idea per questo blog, ogni volta che cito una canzone o parole di essa, la metto nei link alla destra dei post così potete ascoltarla anche voi. Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e anche se voi avete momenti della vostra vita legati a delle canzoni. Ma veniamo a noi, a inizio estate del 1984 dopo un anno che avevo lasciato la scuola con mia mamma che continuava a dirmi, anzi urlarmi, che questa casa non è un albergo non puoi fare quello che vuoi, sssss silenzio sentite la musica l'avete riconosciuta, ebbene si, anche questa è una canzone. In quell'estate arriva la famosa cartolina. Per chi è più giovane e non sa di cosa parlo, quando il servizio militare era obbligatorio agli abili a tale servizio arrivava a casa una cartolina di arruolamento nell'esercito con tanto di luogo, giorno e ora dove dovevano presentarsi e con una serie di avvertimenti che se non mi fossi presentato commettevo reato e punito ecc ecc. Io non ero in casa e mi ricordo qundo tornai trovai mia mamma e mio babbo incredibilmente insieme con due facce che io dissi preoccupato pensando a una disgrazia una brutta notizia:- che è successo? E mia mamma con un filo di voce, anche questa una cosa stranissima mi disse:- ti è arrivata la cartolina per andare a fare il militare. Io ebbi un momento di sollievo perchè sinceramente di brutte notizie non ne vedevo, e vi spiego il perchè. Dopo un anno con il solito disco dei miei che dovevo trovare un lavoro, non si può stare senza fare niente, passi il tempo migliore inutilmente, sinceramente dentro di me un po ci pensavo e cominciavo a capire che forse un po di verità in quello che dicevano c'era. Il problema era che io non avevo un idea di cosa fare non riuscivo a fare progetti perchè iniziavo a capire che senza scuola era un casino. E quindi l'idea di andare un anno in un luogo diverso dove ero solo io senza nessun'altro era un idea che mi piaceva e dentro di me inconsapevolmente sentivo che sarebbe stata una svolta nella mia vita. Dovevo presentarmi il giorno 3 Gennaio 1985 alla caserma di pesaro per fare il CAR (centro addestramento reclute). Man mano che passavano i giorni vedevo mia mamma e mio babbo darsi da fare per cercare qualche conoscente che conosceva qualcuno che avrebbe potuto fare qualcosa per evitare il militare o per lo meno cercare di farmi stare vicino casa. Si quello era il periodo che se avevi amicizie trovavi lavoro, riuscivi a ottenere qualche privilegio e anche, forse, qualcuno c'è riuscito, a non fare il militare. Ogni volta che vedevo mia mamma delusa perchè quello che conosceva tizio non poteva fare niente, io senza farmene accorgere ero contento. Tutto il passa parola del mio bambino che va a fare il militare non potete fare qualcosa per evitarlo, a confronto un post messo in evidenza su facebook avrebbe avuto meno successo, portò solo a trovare un ragazzo della mia città che andava nella stessa mia caserma e quindi dovemmo diventare amici per partire insieme e poi un parente vigile urbano che conosceva un ufficiale dei carabinieri che si sarebbe informato ma che non se ne sapeva più niente. Il 3 gennaio arrivò e alla stazione c'era tutta la mia famiglia al completo, lacrime, baci, abbracci strazianti, raccomandazioni la merenda, la camiciola di lana. Per fortuna eravamo in tempo di pace altrimenti chissà che sarebbe successo. Il treno partì e mi portò in quel di Pesaro.

20 luglio 2023

Da dove vengo. I favolosi anni 80

Ebbene si, rientro in quella stretta cerchia di persone che sono riuscite a bocciare alle scuole medie. Mentre mia mamma fa finta di non ricordarlo quando per caso entriamo in una discussione e viene fuori l'argomento scuola, io invece ne vado quasi fiero. Si, perchè per me quell'anno fu una svolta. A poggi e bocconi riuscii a finire le medie senza ulteriori drammi. Come dite? che vuol dire a poggi e bocconi? ah si scusate è un detto fiorentino empolese per dire che a stento e non con poche difficoltà riuscii a finire le medie. Scusate ma ogni tanto mi parte il vernacolo. Da adesso per me si apre un mondo, questi sono gli anni d'oro del grande real, gli anni di happy days e di ralph malph, gli anni delle immense compagnie, gli anni in motorino sempre in due, gli anni di che belli erano i film, gli anni dei roy roger come jeans. Non vi ricordano qualcosa queste mie ultime parole? che poi non sono proprio mie, ma rispecchiano quello che era quel periodo per un ragazzo di 15 anni. Erano i favolosi anni 80, e io li ho vissuti tutti. Finite le medie c'era lo scoglio di scegliere le scuole superiori, io avevo destato interesse per un volantino che pubblicizzava una scuola dove insegnavano la tipografia e ti avviavano al lavoro del tipografo, sfortunatamente questa scuola era a Firenze il che richiedeva che un bimbo di 15 anni dovesse prendere il treno e dopo 40 minuti arrivare a firenze dove con un bus raggiungevi la scuola, cosa che facevano normalmente gli altri, ma i miei genitori non erano d'accordo e quindi dovevo scegliere nella mia città. A quel punto, per me, tutte le scuole erano uguali, nel senso che nessuna mi diceva niente. Io scelsi il professionale per il commercio solo perchè dava un diploma dopo i tre anni e conoscendo le mie doti di studio quella poteva essere un ancora di salvezza. A scuola le cose non andarono male, in questa fase la classe diventa una famiglia belli e brutti timidi e bulli ognuno con le sue storie. Si condividono gioie e dolori e tutto sembra più leggero. I prof erano bravi e preparati e soprattutto si parlava con loro. Detto questo penserete che finalmente ho messo la testa a posto e sono diventato uno studente modello? No. Il primo anno fui rimandato a settembre a tre materie e me la cavai, stesso risultato anche il secondo anno, in terza c'erano gli esami e passai con 60 che era il minimo per passare, poi ci misi 5 mesi a far capire ai miei genitori che la scuola non faceva per me e quindi a febbraio del 1984 lasciai ufficialmente la scuola. In questi anni frequentavo un gruppo di amici vicino casa mia, ci divertivamo con tutto poi i primi giri in motorino e i primi approcci con le ragazze, anche qui la natura con me non era stata generosa, e quindi dovevo sudare sette camice solo per riuscire a parlare con qualcuna. Poi qualche anno dopo iniziai a frequentare la compagnia dell'angolo, una bella e grande compagnia frequentata anche da due miei cugini e quindi feci presto ad inserirmi anche se loro erano legati fin dalle elementari. Con loro era tutto un divertimento, le domeniche pomeriggio in discoteca, i weekand di bivacchi estivi al mare in treno o in motore, si usciva la sera fino a tardi, il mondo era nostro. Quel mondo che non era sempre bello, era il periodo della droga, l'eroina faceva strage di giovani e giovanissimi, anche la nostra compagnia fu colpita, qualcuno ci rimase secco e qualcun altro non fece una bella fine. Anche in questo caso la mia dote di tenermi fuori dai guai mi servì e anche il mio gruppo non fu colpito da questa piaga. Con l'età della patente e le prime macchine a disposizione spiccammo il volo. Le vacanze insieme, la musica rock, i concerti, le ragazze... va be lasciamo perdere... ci si divertiva a ciucco, il futuro non faceva paura perchè il presente era una certezza. Noi allora non lo sapevamo ma quelli erano i favolosi anni 80. 

30 giugno 2023

Da dove vengo. L'infanzia

 Alle scuole medie la cosa non cambiò molto ero sempre timido e tendevo ad isolarmi, studiavo quasi sempre da solo nel salotto di casa con il tavolo davanti alla finestra, quella finestra da dove io fuggivo via con la mente, scappavo fuori ed entravo in una dimensione tutta mia, un mio mondo dove lì stavo bene fino a quando un urlo improvvisamente mi riportava alla realtà, quell'urlo era: " SI MANGIAAAA". Era mia mamma che urlava per chiamarmi, visto che il salotto era al piano superiore e la cucina al piano terra. Io questa disposizione fatico ancora oggi a capirne il senso, però così era. Mia mamma Marlene, all'anagrafe Marlena perché a quel tempo (gennaio 1939) i nomi derivati dal tedesco erano vietati. Anche qui vi lascio immaginare il perché. Mia mamma non parlava, lei urlava. Era il suo modo non era cattiva ma si voleva imporre con gli urli e molte volte, spesso, quasi sempre otteneva l'effetto contrario. Forse avendo rischiato di perdermi appena nato in lei era nata una sorta di intento di protezione nei miei confronti che spesso sfiorava la soffocazione. Insomma un bel rapporto di Amore e odio che mi ha accompagnato per tutta l'adolescenza. Vi domanderete voi, e tuo babbo? Mio babbo Sergio era il mio idolo, buono pacato, anche quando doveva sgridarmi per qualcosa lo faceva sempre con garbo e rispetto. Peccato che lui macchinista in ferrovia guidava i treni e a casa c'era a turni e spesso i suoi turni non combaciavano con i miei e lo vedevo talmente poco che sembrava più uno zio che un babbo. Tornando alla scuola, purtroppo con quelle fughe mentali dalla finestra i risultati non erano buoni ed inoltre oltre ai compagni che mi deridevano e facevano in modo che io mi isolassi sempre di più per proteggermi, ho avuto anche la sfiga di trovare i prof vecchia maniera severi, austeri e convinti di cambiarti con le buone o con le cattive, una su tutte la prof di italiano una vecchia in odore di pensione che a confronto la signorina rottermeier di heidi era la fata turchina. Provò qualsiasi umiliazione per cercare di tirarmi fuori qualcosa infine fallendo miseramente tutti i suoi tentativi non le rimase che l'ultima cosa, la più vigliacca, la peggiore che si possa fare a un bambino di 12 anni, bocciarlo.

25 febbraio 2023

Da dove vengo. La nascita

 Da dove vengo, questa è l'altra domanda a cui oggi cercherò di rispondere. Correva l'anno 1965, viene inaugurato il traforo del monte bianco, l'Inter vince la coppa campioni ed inizia la guerra nel Vietnam. A Empoli, una ridente cittadina della provincia fiorentina, dove confezioni e vetrerie trainavano l'economia locale portando lustro e benessere, nel caldo mese di luglio venivo alla luce. Non fu una nascita tranquilla perché ingerii le acque e fui portato d'urgenza all'ospedale meyer di Firenze. Per fortuna qualcuno aveva deciso che non doveva finire così e quindi sono ancora qua. Ero un bambino magro e gracilino mi ammalavo spesso e per questo saltai quasi del tutto l'asilo. Alle elementari il mio carattere molto timido mi impediva di relazionarmi con gli altri bambini, anzi, a volte ero preso un po di mira ma per fortuna avevo la capacità di sapermi tirare fuori dai guai. Come immaginavo per rispondere a questa domanda non basta un solo post e quindi per adesso accontentatevi, ma la storia continua.

21 gennaio 2023

Chi sono

Con questo inizio di anno 2023 possiamo dire che inizia ufficialmente la nuova vita di questo blog personale. Tanto personale che sembra che sia io che parlo a me stesso e forse il bello è proprio questo. Comunque le porte di questo blog sono aperte a chiunque abbia la voglia e la capacità di trovarle.

Voglio iniziare a rispondere alle tre domande che mi sono fatto nel sottotitolo di questo blog. La prima è: chi sono. Mi chiamo Fabrizio, e questo lo avrete già capito da soli. Chi mi conosce un po' meglio mi chiama anche "Lupo" anche qui non vi svelo niente vi lascio immaginare da dove può venire questo nik.

Non abituatevi a vedere i miei post a orari così presto, questo è un eccezione perché di solito scriverò la sera tardi verso le ore notturne nel silenzio della mia mansarda dove prima di andare a nanna rifletto davanti a "FL21". direte voi e chi è costui? E' il nome del mio PC. Con un po' di immaginazione anche qui dovrebbe essere facile capire perché l'ho chiamato così, provateci se ne avete voglia.

Al momento in cui scrivo ho 57 anni. Ma dico io, ho iniziato un blog alla mia tenera età, ma cosa mai posso aspettarmi? La risposta è semplice, nulla. Ma siccome questo blog era iniziato qualche anno fa con aspettative e poi non ha portato a niente, ho pensato che forse il blog non doveva essere pensato per altri ma che invece ero io che avevo bisogno di ascoltarmi, in questo caso di leggermi.

Vedremo come si evolve la cosa, per adesso, visto che con questo post mi conoscete un po' meglio, vi autorizzo a chiamarmi "Lupo".